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lavorazione cesti

Introduzione di Guerino Nuccio Bovalino e Intervista di Lilly Pinto

La velocità, la virtualità, il superfluo usa e getta sono le caratteristiche e gli elementi che meglio incarnano l'epoca che viviamo.
Resistono dei piccoli avamposti dove è ancora viva l'attenzione per i particolari, la pazienza necessaria a curarli ma soprattutto si è coscienti di come si possa essere contemporanei pur alimentando le nostre radici, la nostra tradizione.
Uno di questi posti è di certo il laboratorio di Aldo Mammoliti. Maestro cestaio, con le sue parole  Aldo trasmette una passione per il proprio lavoro che è ormai difficile percepire in una generazione come quella attuale, costretta alle attività alienanti frutto delle innovazioni tecnologiche. Una passione, quella di Aldo, che non ha il fine ultimo del guadagno, ma il voler essere protagonisti di un processo con il quale si infonde vita a un prodotto unico. Aldo è un vero interprete del genius loci, dello spirito del luogo, colui che fa cioè rivivere tramite le proprie mani l’atmosfera e l’essenza della Calabria profonda. Nelle sue ceste rivive sublimato nell’eterno ritorno di un’arte antica, il tempo che fu e che non riesce a smettere di essere perché parte inscindibile della nostra avventura umana, personale e comunitaria.
Il suo lavoro è lo specchio che riflette l’interiorità di una comunità intera, oltre le apparenze che sviliscono le origini per fare spazio a una modernità asettica e banalizzante. Il connubio con l’azienda Fattoria Curtuladi vuole creare una sintesi fra il lavoro artigianale del cestaio e la produzione artigianale di sapori e gusti della nostra terra. È una complicità di passioni, non un’operazione di puro marketing.
Una risposta all’urgente voglia di bellezza, verità e genuinità contro la plastificazione omologante delle offerte di un mercato ormai tramutatosi in un supermarket dell’ovvio e dello sgraziato. Un po’ di poesia per colui che li acquista, perché tutto ciò che entra a far parte della nostra quotidianità, cibo o oggetto artigianale che sia, contribuisce a regalarci quelle  piccole felicità spesso impercettibili che riempiono la nostra vita.



D)Quello del cestaio è un mestiere quasi scomparso, quindi Lei è tra i pochi a mantenerlo ancora in vita. Come lo ha imparato? Da chi? La sua è una tradizione familiare?

1. Il lavoro del cestaio è un vecchio mestiere che un tempo rappresentava, insieme all’agricoltura, il motore dell’economia locale. Ho imparato questo mestiere perchè mio padre era un “maestro” nella lavorazione tradizionale delle ceste in castagno. L’arte della lavorazione è, quindi, l’eredità culturale tramandatami dai miei genitori. Questo mestiere rappresenta il valore della tradizione e di quel sapere locale tramandato da padre in figlio.


D) Com'è cambiato il suo lavoro nel tempo? Come si coniuga, se è possibile farlo, un mestiere antico come il suo con il tempo in cui viviamo? Le nuove tecnologie hanno avuto qualche influenza nel suo lavoro?

2. Le trasformazioni sociali ovviamente hanno avuto delle ricadute sul mio lavoro.
Le posso dire che dei cambiamenti nella lavorazione, gestione ed organizzazione del lavoro li ho vissuti già nel momento in cui mio padre, ormai vecchio, ha passato il testimone a me.
Sono sicuramente cambiati i bisogni delle persone e di riflesso anche i loro acquisti; un tempo, il mercato dei cesti era principalmente rappresentato dall’agricoltura; oggi invece i miei manufatti sono principalmente richiesti da aziende che lavorano in diversi settori da quello dolciario a quello dell’arredamento
L’introduzione di strumenti tecnologici non ha avuto un impatto evidente sul mio lavoro; nello specifico le tecniche di lavorazione del castagno continuano ad essere fedeli a tecniche tradizionali, seppure con piccole modifiche dettate dal bisogno di garantire una produzione maggiore.
L’introduzione di strumenti tecnologici potrebbe essere un valore aggiunto alla mia attività, in termini principalmente di marketing e comunicazione esterna. Mi piacerebbe molto che i mestieri artigianali potessero ritornare sul mercato del lavoro come modelli sostenibili per la creazione di lavoro.


D) La sua è un'arte legata non solo al tempo necessario per compierla, ma anche alle materie prime utilizzate. Quali sono? Sono cambiate nel tempo? Sono tipiche del territorio?

3. La materia prima, il castagno, è l’elemento caratterizzante dei miei manufatti.
La posizione geografica del mio paese presenta delle caratteristiche climatiche favorevoli agli alberi di castagno. Diverse sono le fasi di lavorazione. I tronchetti di castagno vengono tagliati all’eta di circa 5 anni. Si inizia cosi il lungo processo di lavorazione : i tronchetti vengono fatti bollire in una caldaia di rame e poi manualmente viene aperto a metà. Subito dopo attraverso dei macchinari appositi “sfogliatrici” otteniamo le varie strisce di castagno. Si passa cosi alla seconda fase che prevede la selezione del materiale in base al cesto che si deve produrre . L’ultima fase riguarda poi la tecnica dell’intreccio e l’ottenimento del cesto finito. Il castagno purtroppo negli ultimi anni è diventato difficile da reperire e da lavorare. Questo dovuto ad un virus importato dall’oriente e che ha fatto ammalare i nostri castagneti.
Le esigenze del mercato mi hanno portato ad individuare un’ altra materia prima per offrire un prodotto diverso ad un prezzo concorrenziale : il pioppo. Questo arriva gia sfogliato e di dimensioni e spessore selezionato.


D) Se le capita di pensare al momento in cui smetterà di lavorare, immagina che la sua arte sia destinata a scomparire oppure confida nella possibilità di affidarla a qualcuno? Ha insegnato il suo mestiere ai suoi figli?

4. Mi capita spesso di pensare al momento in cui cesserò di lavorare e, in maniera indiretta, di far rivivere un sapere antico e la sua storia attraverso i miei cestini.
È un lavoro che richiede passione e dedizione; non è l’idea del guadagno che ti spinge ad apprendere quest’arte, ma la consapevolezza che sei dentro un processo creativo, un ciclo di produzione de-macchinizzato dove ogni manufatto è unico.


D) Dopo un periodo in cui sembravamo fagocitati dalla modernizzazione, negli ultimi anni assistiamo a una riscoperta della tradizione e delle sue espressioni più tipiche come, appunto, l'artigianato. Il suo lavoro, oggi, è più ricercato che in passato?
5. Se da una parte sono molto contento che assistiamo ad una riscoperta delle tradizioni e delle sue espressioni poiché tale interesse ri-valorizza il lavoro dell’artigiano e ne comporta un riconoscimento in termini culturali, dall’altro, credo fortemente, che tale “momento” necessita di una guida affinchè non sia una “moda passeggera”. Mi piacerebbe che ci fosse un maggiore impegno istituzionale nell’introdurre tutti gli antichi mestieri in un ciclo produttivo volto allo sviluppo locale del territorio.

 


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FOTO DI MARCO GIOVINAZZO

 

 

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